28 giugno 2006

"L’Italia ce la può fare"… un mare di contraddizioni

Grazie a un post su NeoLib.it sono venuto a conoscenza dell’esistenza di un appello intitolato "L'Italia ce la può fare" e promosso dall’onorevole Daniele Capezzone che è il presidente della Commissione Attività produttive della Camera e il segretario dei Radicali Italiani.
In questo manifesto-appello “per uno statuto degli outsider e per una nuova alleanza sociale” si parla di riforme strutturali, concorrenza, liberalizzazioni, salari e snellimento della burocrazia per le imprese.
L’ho letto con molto interesse e l’ho trovato pieno di buoni propositi, peccato però che l’operato dell’onorevole, dei Radicali e della Rosa del pugno vada in direzione completamente opposta a quanto espresso nel documento.

Premesso che nutro un grande rispetto e una grande ammirazione per i Radicali che hanno svolto un ruolo importante nella storia politica italiana e che hanno combattuto, spesso da soli, numerose battaglie per i diritti civili, non posso nascondere il mio stupore nel leggere un documento che contraddice completamente le posizioni che stanno assumendo di fronte all’opinione pubblica in questi ultimi mesi.

Segnalo alcune clamorose contraddizioni che ho notato in questo documento:

1. L’appello inizia con una critica dei “partiti vecchio stile”, un sistema “troppo potente e costoso che inchioda il paese e la politica italiana a risse di fazioni, …”. Afferma queste cose proprio chi ha appena accettato di entrare a far parte del Governo più numeroso e più costoso della Repubblica, che conta 102 membri e costerà ai cittadini1,2 milioni di euro al mese. Costerà così tanto perché molti dei suoi membri non sono parlamentari. Ma perché con tanti deputati e senatori è stato necessario ricorrere ad altre persone?

2. Uno dei problemi annosi della nostra Repubblica è individuato nel susseguirsi di “maggioranze troppo timide al Governo” e si auspica “l’apertura del dibattito sulle riforme strutturali, in Italia ferme da tanto tempo, e sempre differite e rinviate”. Alla lettura di queste frasi sono rimasto basito.
Ma come può dire queste cose chi fa parte di un esecutivo che sta bloccando la maggior parte delle riforme del precedente Governo (riforma della Costituzione, riforma della Scuola, riforma della legge sull’immigrazione, legge sulla droga, riforma della Giustizia, legge Biagi, ecc.), che sta fermando i cantieri di tutta la Nazione (Tav, ponte sullo Stretto, Mose, ecc.) e che porta avanti una politica di “distruzione” piuttosto che di “costruzione”?

3. Si dice: “In termini del lavoro, occorre ripartire dal Libro Bianco di Marco Biagi..”. Come si può affermare questo ed essere, allo stesso tempo, alleati di Rifondazione, dei Comunisti Italiani e dei DS ?
I loro leader hanno più volte annunciato che la riforma Biagi dovrà essere cancellata, come avevano promesso durante le manifestazioni e le furiose proteste organizzate, insieme ai sindacati, quando la legge fu approvata.

4. Nel documento si sostiene che “la competizione e la liberalizzazione nel settore dei servizi di pubblica utilità” e “una corretta suddivisione dei ruoli tra pubblico e privato” sono delle priorità del Paese. Si affermano questi principi liberali e poi ci si allea con chi sostiene lo statalismo, con chi esalta il centralismo e con chi affossa il referendum costituzionale. Se nell’ultimo referendum avesse vinto il SI avremmo avuto governi più stabili, meno costosi, meno numerosi e quindi più efficienti. Con il trasferimento di competenze dallo Stato alle Regioni si sarebbero responsabilizzati gli amministratori degli enti locali che sarebbero stati costretti a governare bene, evitando gli sprechi e distribuendo intelligentemente e onestamente le risorse a loro disposizione.
Un’occasione persa… anche per colpa dei Radicali.

5. Si invoca la necessità di “riaprire una società chiusa, segnata dal peso di lobby e corporazioni” e di evitare la sterile conflittualità degli schieramenti che avvantaggia soltanto le “mille lobby impegnate a proteggere i propri privilegi”. Se questo è vero perché i Radicali appoggiano un Governo che difende a spada tratta la magistratura, una delle lobby più potenti e influenti che attacca e annienta chiunque provi a ridurre i suoi privilegi?
Oggi ne sta facendo le spese chi ha sostenuto la separazione delle carriere ed altre riforme. Alcuni anni fa a farne le spese furono coloro i quali avevano proposto l’introduzione della responsabilità civile dei magistrati.
L’accanimento della magistratura nei confronti del centro destra è davanti agli occhi di tutti e i provvedimenti ad orologeria sono delle realtà innegabili, scandalose e non degne di un Paese liberale e democratico.

6. Infine si scrive: “Occorre più coraggio. E una coraggiosa politica di riforme e modernizzazione avrebbe la doppia caratteristica di rimettere il Paese in movimento e di aiutare i più deboli”. Niente di più vero, ma l’impressione è che la strada scelta sia quella sbagliata e che questi propositi non potranno mai avere nessun seguito. Perlomeno fin quando al Governo ci sarà una colazione non liberale.

Queste osservazioni mi convincono sempre più che, in Italia, la casa dei liberali è nel centro-destra e che senza il contributo della Casa delle Libertà non si può portare avanti una politica di riforme e modernizzazione.